Editoriale pubblicato dalla Gazzetta di Reggio e altri giornali del Gruppo Espresso Domenica 10 febbraio 2013
di CLAUDIO GIUA
Niente più sondaggi da qui al voto perché così vuole la legge. Una legge sconclusionata quasi come quella elettorale, perché scritta anch'essa con il fine di togliere ai cittadini il diritto d'essere informati e di scegliere consapevolmente i propri rappresentanti. Doppiamente sconclusionata perché nelle sedi dei partiti, nelle redazioni e, ormai, su Twitter e Facebook stanno girando e gireranno fino al 24 febbraio sondaggi di tutti i tipi, da quelli seriamente condotti alle schifezze confezionate per alzare polveroni. Peraltro, mai come in questa campagna elettorale i sondaggi sono stati finora poco attendibili a causa degli indecisi, numerosissimi: misurare e poi rendere legalmente pubblici le loro decisioni sarebbe più che utile nella fase finale di confronto fra schieramenti. Macché, silenzio obbligatorio.
A fronte di tanta stupidità o arroganza, sfido la legge. Da una decina di giorni porto avanti un mio personale sondaggio - che, a black out ormai attivo, rivelo qui - appuntandomi quanto sentivo casualmente dire. Ho origliato conversazioni in trattoria, nelle pause caffè, per strada, negli spogliatoi di due circoli del tennis, sui treni. Una volta, sfacciatamente, sono stato cinque minuti davanti a una vetrina di reggiseni e mutande pur di carpire quanto dicevano due eleganti signori bisbiglianti in via Nazionale a Roma. Dovendo viaggiare molto, ho silenziosamente operato in luoghi diversi e lontani tra loro.
Marciapiede di via Carlo Alberto a Torino, sabato 2 febbraio alle 15.30, tre anziani tornano a casa carichi di sporte del supermercato: "Ma voi due l'avete capita questa storia della banca dei Paschi (dice così: banca ndr), con tutti i soldi che si sono fregati? Qui a Torino noi la conosciamo poco questa banca, ma in Centritalia è la prima, è più grande del San Paolo, neh. Lì comandava la sinistra ed è finito tutto a catafascio, perché si sono presi i soldi dei risparmiatori. Sono così, quelli, ci mettono sempre le mani nelle tasche...". Disinformazione ai fini di propaganda spicciola.
Domenica 3 febbraio, volo Torino-Roma, ore 19.45. Coppia pugliese di mezza età. Lui: "Questo viaggio è una follia, potevamo scendere a Bari più in là, ché magari il tempo sarebbe stato migliore. E poi io voglio vedere la tivù per decidere cosa votare, e a Bari c'è sempre qualcuno che mi disturba. Adesso lasciami leggere i giornali". Lei: "Tu e la politica mi avete stancato". Lui inforca gli occhiali e squaderna Stampa, Giornale e Fatto Quotidiano. Un pluralista indeciso, una disinformata indifferente.
Martedì alle 14, trattoria a Roma sull'Appia Antica: "Ma hai sentito come fanno adesso gli avvocati di Berlusconi a Milano? Mica chiedono più il legittimo impedimento, no. Adesso proprio se ne vanno dall'aula. Così si fa! Bisogna fargliela vedere a questi giudici chi comanda". Quelli che la giustizia è il vero problema dell'Italia.
Giovedì 5 febbraio, Milano, piazza Cairoli, ore 17.30. Universitari che fanno virtual shopping (nel senso che entrano nei negozi e non comprano nulla): "Sono andato a sentire Ingroia. Non mi ha convinto. Mi chiedo se uno che ha fatto incarcerare un sacco di gente possa essere di sinistra". "Perché no? Piuttosto, a me non va che nel suo partito siano tutti terroni". Come se Gramsci e Berlinguer fossero nati a Sondrio.
Venerdì 7 febbraio, Firenze, ore 9.30, spogliatoio di un circolo sportivo dove di solito la destra raccoglie consensi a piene mani: "Da ieri sera sono più tranquillo, mio figlio si sistema, finalmente. L'ho sentito io Berlusconi che prometteva che se vince lui ci saranno presto quattro milioni di nuovi posti di lavoro. Per la miseria, quattro milioni! Ma a chi la vuol dare a intendere?". "E tu c'hai ragione, c'hai. Mi sembra incredibile che qualcuno ancora gli creda, a quello lì". "Proprio tu lo dici adesso, che per anni hai fatto la réclame a Berlusconi. Sei senza vergogna". Quando si corre con il vento sempre alle spalle.
Sabato 8 febbraio, Milano, ore 12, linea 3 della metropolitana tra Duomo e Centrale, un ragazzo parla con la fidanzatina: "Senti, ci penso da ieri sera. Non sono d'accordo con te, io la Lega non la voto più. Bossi e quelli del cerchio magico ci hanno fatto credere d'essere una cosa e invece erano come tutti gli altri, rubavano e mangiavano alle nostre spalle. Non so cosa farò, magari voto per Monti e Albertini. O no: voto Grillo, che mi fa ridere. Altrimenti non ci vado proprio a votare, sai?". Lei lo bacia, comprensiva. Titoli di coda.
Nessun commento:
Posta un commento