mercoledì 17 aprile 2013

Il mio candidato per il Quirinale fa già il presidente. In Estonia.

Commento sulle prime pagine dei giornali locali del Gruppo Espresso (mattino di Padova, Gazzetta di Mantova etc.) del 18 aprile 2013

di CLUDIO GIUA

Ho un candidato imbattibile per il Quirinale. Ha un curriculum che nessun altro può vantare. Sentite: giovane rispetto ai nostri standard presidenziali (60 anni), è cresciuto negli Stati Uniti, s'è laureato alla Columbia, ha un master in psicologia (verrebbe tanto utile, sul Colle), parla inglese, estone, tedesco e latino, vanta esperienze come direttore del Vancouver Arts Center, docente di letteratura, giornalista di Radio Free Europe, ambasciatore a Washington, ministro degli esteri e membro del parlamento europeo. E ha una grande passione per l'innovazione. Purtroppo, Toomas Hendrik Ilves è giá presidente di una repubblica parlamentare, l'Estonia, che ha un ordinamento che somiglia all'italiano: una camera con 101 membri che esprime il governo, viene rinnovata proporzionalmente ogni quattro anni ed elegge ogni cinque il capo dello Stato. Insomma, a parte l'unicameralismo, siamo lì.

La differenza è che Ilves, eletto da una coalizione di centrodestra, ha le idee chiare, le ha potute mettere in pratica ed è il promotore del cambiamento di passo dell'Estonia negli ultimi dei suoi 22 anni di indipendenza post-sovietica. Il governatore della banca centrale estone, Ardo Hansson, ha detto giorni fa che i paesi baltici, tra i primi ad essere stati messi in ginocchio dalla crisi finanziaria globale del 2008-2009, si sono ormai rialzati: "Merito - ha spiegato - dei consolidamenti fiscali e delle profonde riforme strutturali". Ma anche della grande libertà: secondo il Press Freedom Index 2012, qui la stampa non ha alcun condizionamento.

Uno sviluppo, quello estone, dovuto poi all'apertura verso l'esterno e all'alta qualità dell'istruzione. Le aziende estoni attraggono legioni di ingegneri, matematici, fisici, informatici dall'Europa e dall'Asia. Nello stesso tempo, sono decine di migliaia gli estoni che - pur abitando in patria - lavorano all'estero, in particolare in Finlandia e Svezia, in posizioni che richiedono specializzazioni e competenze. Sono loro i tecno-pendolari che affollano i traghetti e gli aliscafi che attraversano il Baltico senza sosta. Oltre la metà delle donne estoni tra i 30 e i 34 anni ha una laurea, obiettivo che invece ha raggiunto meno di un terzo degli uomini della stessa fascia d'età. In nessun altro paese dell'Unione Europea accade qualcosa di simile.

Il fenomeno Estonia è tangibile nel clima favorevole all'innovazione a Tallinn e dintorni. È il paese più cablato delle Ue. Secondo il Wall Street Journal, "produce" più start-up per abitante di qualsiasi altro stato in Europa. Qui è nata Skype, la principale compagnia telefonica globale VoIP, ossia via web. Comprata da eBay e poi rivenduta a Microsoft, mantiene ancora un centro di sviluppo con oltre 400 addetti ben retribuiti. Qui hanno sedi e forti investimenti 3M, Alstom, Fujitsu, Procter & Gamble, Galvex, Hansapank.

Dietro questo miracolo, secondo molti osservatori, c'è il presidente Ilves con il suo pragmatismo e la sua voglia di cambiamento. È velleitario pensare che un politico così possa, prima o poi, capitare anche a noi? Nell'attesa, perché non attrezzarci in una delle molte Italie che assomigliano all'Estonia, o potrebbero assomigliarle? Il paese di Ilves ha 1 milione 294mila abitanti, che malcontati sono 70mila più dei cittadini del Friuli-Venezia Giulia, 250mila più del Trentino-Alto Adige, 340 mila meno della Sardegna. Tutte regioni autonome e di confine - come l'Estonia - che sono, non incidentalmente, le aree più avanzate del Nord e del Sud italiani. La porosità culturale e demografica, la dimensione territoriale ben controllabile da chi governa, il notevole tasso di autodeterminazione fiscale ed economica dunque contano, eccome, per il successo delle politiche sociali e imprenditoriali. Ilves ha sfruttato appieno queste opportunità. Anche noi, in molte situazioni, potremmo fare altrettanto. E se non ci sarà concesso un presidente della Repubblica "alla Ilves", almeno proviamoci con i governatori delle regioni e i sindaci delle grandi cittá. Cominciamo a pensarci fin da ora.
Twitter @claudiogiua


Nessun commento:

Posta un commento