Tennis e sponsorship, un interessante articolo di Claudio Plazzotta su ItaliaOggi del 30 marzo 2013.
di CLAUDIO PLAZZOTTA
Intristiti dalle sirene ita-
liane di una decrescita
felice, di una qualche bel-
lezza intrinseca nel di-
ventare più poveri, ecco che
è forse il caso di prendere una
bella boccata di aria fresca in
mondi dove di queste amenità
nessuno vuol sentire parlare.
Uno su tutti, il tennis. È fini-
to da poco il torneo di Indian
Wells, nel deserto california-
no, ora si sta giocando quel-
lo di Miami, in Florida, e in
quegli ambienti non si parla
altro che di investimenti e
sviluppo.
Ci sono i montepremi in
decollo verticale (per fare un
esempio, il prize money degli
Us Open del prossimo set-
tembre sarà di 25,8 milioni di
euro, +31,7% sul 2012, in un
crescendo wagneriano che lo
porterà a 38,4 milioni di euro
nel 2017, in pratica il doppio
rispetto al 2012), ci sono gli
sponsor che non vedono l’ora
di versare milioni di dollari
nelle casse di organizzatori e
giocatori.
E non sono solo marchi
tecnici, propri del gioco
del tennis. No, ormai i
campioni vengono scelti
anche da aziende che, fino
a qualche tempo fa, nes-
suno avrebbe avvicinato
a racchetta e palline. Ha
iniziato Uniqlo, catena
giapponese di abbiglia-
mento diffusa in tutto il
mondo (non ancora in
Italia), che al Roland
Garros 2012 comin-
ciò a vestire il numero
uno Nole Djokovic,
prendendo il posto di
Sergio Tacchini.
In questi giorni, in-
vece, ecco il colosso
della moda low cost, la sve-
dese H&M, che debutta come
stilista del campione ceco To-
mas Berdych (il numero 6
in classifica), con un contratto
a lungo termine che sostituisce
quello che in precedenza
il tennista aveva con Nike.
A breve debutterà anche una
collezione «tennis couture» in
tutti i negozi H&M, così come
già accaduto negli store della
catena giapponese. Naturale,
comunque, che le strategie di
Uniqlo e H&M non puntino
più di tanto al decollo delle
loro vendite in ambito sporti-
vo, quanto, piuttosto, a usare
la bellissima immagine del
tennis, sport r i c c o d i
eventi di r e s p i r o
mondiale, per consol idare
la propria b r a n d
i d e n tity e il proprio business (era
già accaduto tra gli anni 70 e
80 con i marchi di sigarette
Kim e Muratti Ambassa-
dor, che però all’epoca tenta-
vano, in quel modo, di aggira-
re i divieti sulla pubblicità del
tabacco).
La grande forza del ten-
nis sono i quattro tornei del
Grande Slam: Australian
Open in gennaio, Roland Gar-
ros a Wimbledon tra maggio
e luglio, Us Open tra agosto
e settembre. Un poker d’assi
che vale, da solo, un fattura-
to di circa 620 milioni di euro
ogni anno.
C’è poi quello che sembra
destinato, tra qualche anno, a
diventare i l quinto
Slam, ovvero il torneo
di Indian Wells, nel deserto
californiano. È un combined (tor-
neo maschile e femminile in
contemporanea) che si gioca
in marzo su 11 giorni, con un
montepremi di 11 milioni di
dollari (8,5 mln di euro). L’ul-
tima edizione 2013 ha avuto
382 mila spettatori. Ma nel
2014 dovrebbe essere pronto
un nuovo ulteriore stadio da
8 mila posti, con progetti che
stimano di arrivare, nel 2018,
a 500 mila spettatori com-
plessivi, ovvero più di Parigi
e Wimbledon, che non hanno
la sessione serale. La diffe-
renza, a Indian Wells, la fa il
proprietario del torneo: Lar-
ry Ellison, ovvero il fondato-
re e presidente di Oracle, un
signore che è nella top five
degli uomini più ricchi
al mondo, con un patri-
monio personale di 40
miliardi di dollari (30,7
mld di euro), e che non
lesina certo investimen-
ti sul suo giocattolo (a
patto che non finisca per di-
struggerlo, come ha invece
fatto con la Coppa America
di vela). Non è un caso che lo
stesso Rafa Nadal, vincitore
dell’edizione 2013, dopo aver
abbracciato il suo allenatore,
sia andato personalmente
sotto la tribuna a stingere la
mano ad Ellison (una scena
che non si vede mai su altri
campi).
Che nel tennis girino tanti
soldi, e che le crisi economi-
che e finanziarie non tocchi-
no campi e racchette, lo di-
mostrano i montepremi dei
tornei. Nel 2013 quello degli
Australian Open è salito a
quasi 24 milioni di euro, con
un +15,4% sul 2012.
E si è detto del boom agli
Us Open, con un raddoppio dei
premi dal 2012 al 2017, e un
+32% tra il 2012 e il 2013.
Peraltro, stanno per inizia-
re gli incontri tra giocatori e
organizzatori per ridiscutere
pure i premi di Parigi e Wim-
bledon. In sostanza, i quattro
tornei dello Slam, come anti-
cipato, fanno incassare cir-
ca 620 milioni di euro (110
milioni di euro in Australia,
160 mln a Parigi, 180 mln a
Wimbledon, 170 mln agli Us
Open di New York) di cui, al
momento, meno del 15% va in
montepremi (circa 86 mln di
euro). La fetta, invece, deve
aumentare, per adeguarsi a
quello che già avviene, negli
Stati Uniti, in tornei come
quelli di baseball, basket, golf
o football.
Il Roland Garros, nel 2012,
ha distribuito 24,1 milioni
di dollari (16,2 mln di euro,
+6,8% sul 2011). Wimbledon
2012 è invece a 26 milioni di
dollari (20 mln di euro, +10%
sul 2011).
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