mercoledì 6 marzo 2013

Chi è Paolo Becchi, il professore genovese che va in tv e parla (a titolo individuale) a nome di Grillo

Sul FOGLIO del 6 marzo 2013

Becchi, filosofo grillino che diceva “no” ai trapianti di organi e “forse” alle rivoluzioni armate

di MARIANNA RIZZINI

C’è un signore che in questi gior-
ni si affaccia dai teleschermi con barba e
capelli da Karl Marx (ma lisci), occhiali ne-
ri a rettangolo e pallore ottocentesco, defi-
nendosi “simpatizzante” del Movimento
cinque stelle, “votante” del Movimento cin-
que stelle e “onorato” di scrivere sul blog
di Beppe Grillo post euroscettici a uso e
consumo del Movimento cinque stelle. E vi-
sto che il Movimento cinque stelle, al mo-
mento, parla solo via oracolo (il suddetto
blog, appunto), il professor Paolo Becchi,
così si chiama, docente di Filosofia del di-
ritto all’Università di Genova, unico a ri-
spondere ai media con qualcosa che non
sia un “no comment”, fa le veci dell’intel-
lettuale (quasi) organico, seppure, come di-
ce sempre, a titolo “individuale”. E fa an-
che le veci della Sibilla, Paolo Becchi,
quando diffonde a suo modo il verbo della
centrale operativa Grillo-Casaleggio, e dice
che per lui non è “una brutta idea” l’idea
di un grande fratello in cui gli italiani, in-
vece di informarsi attraverso giornali, tv,
radio e giornalisti, vanno, come vuole Gril-
lo, a leggere direttamente sul blog di Gril-
lo quello che pensa, dice e fa il primo par-
tito eletto alla Camera. E quelli che non ci
vanno, sul Web? gli chiedono (ma lui, con
vezzo da ancien régime, lo chiama ancora
“veb” con la “v”). E i parlamentari che de-
vono rispondere al popolo italiano? Ma lui
fa spallucce. Anche perché poi lui, Becchi,
sui giornali ci scrive – e volentieri. Negli ul-
timi giorni è stato, in sequenza, sul Secolo
XIX e sul Corriere della Sera, e sempre per
parlare di “prorogatio” del dimissionario
governo Monti, di cui peraltro ha detto pe-
ste e corna (e ieri Massimo Bordin, pilastro
storico della rassegna stampa di Radio Ra-
dicale, a un certo punto si è spazientito:
“Vabbè, l’illustre studioso Becchi, anche
qui… il giro delle sette chiese”).
Prorogatio per gli “affari correnti”, dice
Becchi anche a “In onda” e a “Piazzapuli-
ta”, in collegamento da Genova, su sfondo
di natura morta (fiore floscio adagiato in un
acquario) e scaffale di libri che, per grado
di non consunzione, ricordano vagamente
le distese enciclopediche del Cav. – ma il
contenuto le surclassa in sincretismo: si
scorge infatti “Il palazzo e la piazza” di
Bruno Vespa accanto a una raccolta di poe-
sie di Pascoli e ai due romanzi fantasy “El-
dest” e “Inheritance” di tal Christopher
Paolini (trattasi di una saga di elfi, nani,
mezzi-elfi, draghi e “storpi che sono sani”).
“Prorogatio” per “affari correnti”, ripete
Becchi, forse con la speranza di indicare
una strada al Grillo che dice “no” ai tecni-
ci e pure al Monti “politico” e “foglia di fi-
co”. “Prorogatio” con mandati esplorativi
“inscenati”, dice Becchi, consultazioni che
iniziano e non si sa se finiscono e Parla-
mento che legifera su affari tutt’altro che
correnti, come “la legge elettorale, il taglio
dei costi della politica, la legge anticorru-
zione, il conflitto di interessi”. E’ una “mes-
sa in stato vegetativo permanente del go-
verno Monti”, dice il professore anche no-
to per il revisionismo bioetico sul tema
“morte cerebrale e trapianti di organi” e
per il possibilismo sul tema “rivoluzioni
“con le armi”.
L’intellettuale quasi-organico del grilli-
smo, infatti, studioso di Hans Jonas e au-
tore, nel 2008, di un libro intitolato proprio
“Morte cerebrale e trapianto di organi”, è
convinto, così si legge nella presentazione
del saggio, uscito nel 2008, che “la nuova
definizione della morte”, risalente alla fi-
ne degli anni Sessanta, sia stata “soprat-
tutto un abile escamotage”: quello di “de-
finire morti esseri umani che di fatto anco-
ra non lo sono, in modo da legittimare il
prelievo a cuore battente dei loro organi”.
(L’Osservatore Romano, all’epoca, si era
molto incuriosito). Oggi Becchi, travolto da
passione per la “democrazia diretta” e da
ottimismo per la “bellissima festa” che ve-
de tutt’attorno a sé dal giorno di piazza
San Giovanni, scrive e-book dal titolo
“Nuovi scritti corsari” (edizioni Adagio).
Sottotitolo: “Meglio una fine spaventosa
che uno spavento senza fine”. L’idea (di
Becchi) è quella di “riprendere, a mezzo
secolo dagli articoli ‘eretici’ di Pier Paolo
Pasolini, la necessità di un pensiero scan-
daloso e controcorrente che sappia far lu-
ce su quanto accaduto in Italia nel corso di
quest’ultimo anno, dal ‘colpo di stato’ di
Re Giorgio Napolitano alla nascita di una
Terza Repubblica controllata dai ‘tecnici’
e da un potere senza volto, dalla ‘violazio-
ne in forma legale’ della Costituzione fino
alle vicende legate alla trattativa stato-ma-
fia, dalla crisi finanziaria e sociale alla
dittatura imposta dall’euro e dall’Europa
di Francoforte e Bruxelles”.
Amante dei gatti anche più dello spin
doctor a cinque stelle Gianroberto Casa-
leggio, Becchi pensa che “alla perdita di
ogni forma di potere legittimo” solo una
“forza nuova, giovane e rivoluzionaria può
ormai fare fronte, ricordandoci che ‘i po-
poli non dovrebbero aver paura dei propri
governi. Sono i governi che dovrebbero
aver paura dei popoli’. E’ il Movimento 5
stelle, ossia la speranza di un nuovo futu-
ro, mentre tutto il resto è, ormai, ancorato
al passato”. Come viene viene, la “forza ri-
voluzionaria”, par di capire: qualche mese
fa, infatti, intervistato da Radio 24 a “La
Zanzara”, parlando delle manifestazioni
studentesche, Becchi aveva molto lodato
Grillo che invitava i poliziotti a unirsi agli
studenti in piazza, e aveva teoricamente
ammesso, perché no, “rispetto al marciu-
me”, l’idea di una “tabula rasa”, una “pu-
lizia”, un “annientamento” del ceto politi-
co esistente con qualsiasi mezzo, anche
con “le armi”, se “necessarie” (“… non mi
illudo, non è un pranzo di gala”). E piutto-
sto che vedere gli studenti “sputare su He-
gel”, come il professore aveva letto su un
tadzebao, avrebbe voluto lui stesso “sputa-
re” in faccia a Monti, “anche a costo di fi-
nire in galera”, “e ancora di più a Prodi”
(oggi nome in lizza per il Quirinale, sotto la
voce “non così sgradito ai grillini”).

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