venerdì 22 marzo 2013
La democrazia secondo M5S: Gli altri votino per noi, noi non li votiamo di certo
Sull'Unitá di venerdì 22 marzo 2013
di CLAUDIAFUSANI
twitter@claudiafusani
Con un occhio e mezzo alle consultazio-
ni al Quirinale, i trenta incarichi che
completano la macchina parlamentare
vengono assegnati con criteri che ten-
gono aperte tutte le porte al governo
che Bersani vorrebbe far nascere. Inca-
richi votati per dire a M5S e Scelta Civi-
ca che lavorare insieme si può. I Cin-
questelle hanno avuto «il questore=
controllore» al Senato mentre quello
dellaCamera, più ambito da M5S, è an-
dato all’ex magistrato antiterrorismo
Stefano Dambruoso eletto nella lista
Monti. I grillini hanno avuto anche uno
dei quattro scranni di vicepresidente
della Camera assegnato al giovanissi-
mo Luigi Di Maio, 26 anni, ancora a
metà strada per raggiungere una lau-
rea in Giurisprudenza ma attivissimo
da anni nel Meet up diNapoli.
«Noi non chiediamo nulla, sono posti che ci spet-
tano di diritto con il 25 per cento dei
voti» hanno ripetuto in questi giorni
per concludere nel solito autismo politi-
co: «Noi votiamo solo i nostri».Con infi-
nita pazienza in serata Pier Luigi Bersa-
ni rivendica il voto del Pd per i candida-
ti M5s alla vicepresidenza della Came-
ra e per il questore del Senato. «Ho sen-
tito cose curiose, che noi dobbiamo vo-
tare i loro per rispetto degli elettori,
ma loro non votano i nostri. Noi oggi
abbiamo mostrato rispetto per i loro
elettori, loro non hanno rispettato i no-
stri». Così, se Ettore Rosato (Pd) dice
di «aver votato per un grillino alla vice-
presidenza della Camera e un montia-
no come questore per garantire il plu-
ralismo», i senatori Cinquestelle osser-
vano che «il posto di questore gli spetta
di diritto perché hanno avuto il 25%dei
voti».
Non funziona così e qualcuno
glielo deve spiegare. Funziona che in
Parlamento e in democrazia i voti si
cercano. Ogni volta.
Trenta incarichi, quattro vicepresi-
denti, tre questori e otto segretari d’au-
la per ogni ramo del Parlamento. Fun-
zioni diverse ma tutte decisive per il
funzionamento della macchina. Lo spo-
glio è finito tardissimo. A Montecitorio
diventano vice Marina Sereni e Rober-
to Giachetti per il Pd, Luigi Di Maio
per M5S e Maurizio Lupi per il Pdl. I
nuovi questori sono Paolo Fontanelli
(Pd), Stefano Dambruoso (Sc).
A palazzo Madama diventano que-
stori la carrarina Laura Bottici, 41 anni
(120 voti), Lucio Malan indicato da Pdl
e Lega (113) e l’Udc Antonio De Poli, il
più votato con 144 voti. A Pd-Pdl-Lega
e Scelta civica le quattro vicepresiden-
ze. Tutta la complessa scacchiera delle
nomine tiene conto, anche, delle varie
anime del partito democratico.
Contro la lunghezza della procedu-
ra il senatore Cinquestelle Lorenzo Bat-
tista ha lanciato un’idea via twitter:
«Ma se facessimo sulla Intranet le votazioni
per l’ufficio di presidenza, quanto tempo
risparmieremmo?». Buona per la prossima volta.
Il senso delle nomine di ieri va cer-
cato soprattutto nei tentativi di dialo-
go istituzionale con il popolo dei Cin-
questelle. Dove dialogo non significa
sottostare a logiche spartitorie di pol-
trone ma capacità di convivere pur
con posizioni diverse cercando una sin-
tesi.
Qualcosa, a dir la verità, sembra
stia cambiando tra i neoeletti grillini.
Il giovane Di Maio, ad esempio. Giac-
ca blu e camicia e righe, taglio di capel-
li perfetto (anche la toilette vuole la
sua parte) già durante lo spoglio scam-
bia due parole con i giornalisti in Tran-
stlantico con un piglio da parlamenta-
re navigato. «Se sarò eletto - dice - sa-
prò essere responsabile e vicepresi-
dente di tutti. Noi M5S non siamo arri-
vati per stravolgere le cariche istituzio-
nali, altrimenti non saremmo qui nel-
le istituzioni». Non vede l’ora, aggiun-
ge, di «collaborare con i funzionari del-
la Camera, che sono i più bravi dello
Stato» ed è pronto a farlo «nel miglior
modo possibile». Così come non vede
l’ora di «parafrasare il discorso del pre-
sidente Boldrini e attuare con lei i pro-
positi di trasparenza e solidarietà di
cui ha parlato».Quasi non si crede alle
proprie orecchie. Compreso il com-
mento sul presidente Napolitano: «Ha
un grandissimo compito».
Un po’ di amaro resta per il posto di
questore della Camera. Laura Castel-
li, giovane emiliana ma a suo agio nei
bilanci come un topo nel formaggio.
«Chiediamoci come mai questa figura
non viene data al Movimento 5 Stelle e
perchéDini e Pisanu vedono con terro-
re la nostra presenza nelle commissio-
ni sui Servizi segreti e sulla Vigilanza
Rai, Ilmandato che ci hanno dato i cit-
tadini è di andare a controllare cosa
succede nei posti che contano». Se ca-
stelli non potrà spulciare nel miliardo
e 300 milioni di spese correnti della
Camera, Laura Bottici lo potrà fare da
oggi nei duemiliardi di spese del Sena-
to.
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