martedì 19 marzo 2013

Ecco come Travaglio vuole diventare la mosca cocchiera di M5S

di MARCO TRAVAGLIO
dal Fatto di lunedì 18 marzo 2013

Gli innegabili aspetti positi-
vi dell'elezione di Laura
Boldrini e di Piero Grasso a pre-
sidenti di Camera e Senato li ha
elencati ieri il nostro direttore
Antonio Padellaro. Ma il coro
di Exultet, con sottofondo di
trombe e tromboni, che ha ac-
compagnato la doppia votazio-
ne di sabato rischia di occultar-
ne le ombre, che pure ci sono e
vanno segnalate. A costo di pas-
sare per bastiancontrari.

1) È comprensibile che alcuni se-
natori di 5Stelle, pare di prove-
nienza siciliana, non se la siano
sentita di contribuire, astenendo-
si, al ritorno di Schifani (tuttoggi
indagato per mafia a Palermo, sia
pure con una richiesta di archivia-
zione dei pmpendente dinanzi al
gip) alla presidenza del Senato. E
abbiano dunque votato per Piero
Grasso, evitando il peggio per la
seconda carica dello Stato. Ma il
metodo seguito non è stato dei più
trasparenti: siccome tutti i candi-
dati M5S si erano impegnati con
gli elettori ad attenersi alle deci-
sioni democraticamente assunte a
maggioranza dai gruppi parla-
mentari, chi s'è dissociato dall'a-
stensione decisa dal gruppo del
Senato avrebbe dovuto dichiarar-
lo e motivarlo apertamente, anzi-
ché rifugiarsi nel voto segreto. E
precisare che lo strappo alla regola
vale soltanto questa volta, in via
eccezionale, trattandosi delle pre-
sidenze dei due rami del Parla-
mento, e non si ripeterà più.

2) Grillo, non essendo presente
in Parlamento, deve rassegnarsi:
i parlamentari di M5S saranno
continuamente chiamati a vota-
re sul tamburo, spesso con pochi
secondi per riflettere, quasi sem-
pre col ricatto incombente di do-
ver scegliere il “meno peggio”
per sfuggire all'accusa del “tanto
peggio tantomeglio”, e neppure
se volessero potranno consi-
gliarsi continuamente con lui
(che sta a Genova) e col guru Ca-
saleggio (che sta a Milano). È la
normale dialettica democratica,
che però nasconde un grave pe-
ricolo per un movimento fragile
e inesperto come 5 Stelle: la con-
tinua disunione dei gruppi par-
lamentari che, se non si atterran-
no alle regole che si sono dati, si
condanneranno all'irrilevanza,
vanificando lo strepitoso succes-
so elettorale appena ottenuto. La
regola non può essere che quella
di decidere a maggioranza nei
gruppi e poi di attenersi, tutti,
scrupolosamente a quel che si è
deciso. Anche quando il voto è
segreto. Le eventuali eccezioni e
deroghe vanno stabilite in anti-
cipo, e solo per le questioni che
interrogano le sfere più profon-
de della coscienza umana. Nelle
prossime settimane il ricatto del
“meno peggio” si ripeterà per la
presidenza della Repubblica, per
la fiducia al governo, per i pre-
sidenti delle commissioni di ga-
ranzia. Ogni qualvolta si fron-
teggerà un candidato berlusco-
niano e uno del centro o del cen-
trosinistra, ci sarà sempre qual-
cuno che salta su a dire: piuttosto
che Berlusconi, meglio D'Ale-
ma; piuttosto che Gianni Letta,
meglio Enrico; piuttosto che
Cicchitto, meglio Casini. Se cia-
scuno votasse come gli gira, sa-
rebbe la morte del Movimento,
che si ridurrebbe a ruota di scor-
ta dei vecchi partiti, tradendo le
aspettative dei milioni di elettori
che l'hanno votato per spazzarli
via o costringerli a rinnovarsi
dalle fondamenta. ll che potrà
avvenire solo se M5S, pur non
rinunciando a fare politica,
manterrà la sua alterità e sfug-
girà a qualsiasi compromesso al
ribasso, senza lasciarsi influen-
zare dai pressing dei partiti e dai
media di regime.

3) Grasso e la Boldrini hanno storie di-
verse, non assimilabili in un unico,
acritico plauso alla loro provenienza dalla
mitica “società civile”. La Boldrini, per il
suo impegno all'Onu in favore dei migran-
ti, è una figura cristallina e super partes,
mai compromessa con i giochetti della
bottega politica. Grasso invece alle sirene
della politica è stato sempre sensibilissimo,
come dimostra la sua controversa carriera
di magistrato antimafia: da procuratore di
Palermo si sbarazzò dei pm più impegnati
nelle indagini su mafia e politica e sulla
trattativa Stato-mafia e trascurò filoni
d'inchiesta che avrebbero potuto far emer-
gere responsabilità istituzionali con una
decina d'anni di anticipo; poi incassò la
gratitudine del centrodestra, che di fatto lo
nominò procuratore nazionale antimafia
con tre leggi contra personam (incostitu-
zionali) che eliminarono il suo concorren-
te Caselli; infine incassò la gratitudine del
centrosinistra con la cooptazione nelle li-
ste del Pd, dopo aver flirtato col Centro di
Casini ed essersi guadagnato gli applausi
del Pdl proponendo la medaglia al valore
antimafia nientemeno che per Berlusconi.
Solo la faccia del suo avversario Schifani
può nascondere questi e altri altarini.
4) Il centrosinistra ha prevalso d'un soffio
alle ultime elezioni col risultato più mise-
revole mai ottenuto da un vincitore nella
storia della Repubblica: meno di un terzo dei
votanti. Con che faccia Bersani e Vendola,
nonostante le parole di apertura agli altri
no accaparrate entrambe? Un minimo di
decenza, oltrechè di spirito democratico,
avrebbe dovuto indurli a rinunciare all'ar-
roganza e all'ingordigia da poltrone, e a vo-
tare, senza mercanteggiare nulla in cambio,
il candidato di 5 Stelle (o di un'altra coali-
zione) al vertice della Camera o del Senato.
5) A prescindere dai meriti e dai demeriti
individuali, sia la Boldrini sia Grasso sono
parlamentari esclusivamente grazie a quel
Porcellum che i loro rispettivi partiti, Sel e
Pd, contestano a parole e sfruttano nei fatti.
Nessun elettore li ha scelti: sono stati coop-
tati nelle liste del centrosinistra dagli appa-
rati, all'insaputa degli elettori, non avendo
partecipato neppure alle primarie per i can-
didati. L'altroieri Vendola e Bersani li hanno
estratti dal cilindro all'ultimo momento, sen-
z'alcuna consultazione dei rispettivi gruppi,
per dare una verniciata di nuovo alle vecchie
logiche spartitorie che sarebbero subito sal-
tate agli occhi se a incarnarle fossero stati i
Franceschini e le Finocchiaro.Ma la sostan-
za non cambia. La Boldrini poi rappresenta
un partito del 3% e ora presiede la Camera
grazie a un altro meccanismo perverso del
Porcellum: il mostruoso premio di maggio-
ranza del 55% dei seggi assegnato allo schie-
ramento che arriva primo, anche se non rap-
presenta nemmeno un terzo dei votanti.
Grasso è presidente del Senato per conto di
una coalizione minoritaria, con l'aggiunta
decisiva di alcuni franchi tiratori del Centro e
di 5 Stelle.Quanto dimeno nuovo e traspa-
rente si possa immaginare.

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